G.A.S. “Nestor Machno” – Molfetta (Ba)

La rivoluzione si fa vedere nelle piazze, ma i suoi luoghi d’elezione sono i campi, le case, le tavole. La rivoluzione si esprime di tanto in tanto con le urla delle folle ma marcia nei silenzi e nei rumori degli atti minuti della quotidianità (Pino Tripodi)

I processi economici e sociali in atto nella nostra società ci danno sempre meno possibilità di scelta per quanto riguarda la qualità, l’eticità e la provenienza dei prodotti che acquistiamo. Sembra che le multinazionali si siano definitivamente arrogate il diritto di decidere sulle nostre scelte di consumatori con la complicità degli Stati che danno sempre più carta bianca alle loro strategie di mercato basate esclusivamente sul profitto. Questa tendenza è recentemente confermata da varie leggi dell’Unione Europea su Organismi Geneticamente Modificati, libero mercato e qualità dei prodotti alimentari (olio extravergine d’oliva, latte, cioccolato, ecc.).

Possiamo affermare che quasi sempre il consumatore ha scarse garanzie sulla qualità del prodotto che acquista, la presenza di OGM in esso e la reale destinazione del proprio denaro. Il sistema del biologico, da solo, non basta a darci queste tre fondamentali garanzie. I controlli sulle aziende sono molto approssimativi. E’ dell’ultim’ora la notizia di una legge dell’Unione Europea che permette l’impiego di OGM (fino ad un tetto massimo di 0,9% sul prodotto finale) in agricoltura biologica. L’entrata dei maggiori colossi multinazionali nel settore del biologico invece, non è affatto una notizia recente. Questi sono solo alcuni dei limiti del biologico che peraltro ha anche diverse qualità come il merito di aver contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica su importanti tematiche (rispetto dell’ambiente, genuinità dei prodotti).

E’ partendo da queste consapevolezze che nasce il Gruppo d’Acquisto Solidale “Nestor Machno” del Coordinamento Antifascista Molfetta. Esso si pone tre precisi obiettivi: 1) l’incentivazione e l’attuazione delle autoproduzioni (alimentari, energetiche, tessili, musicali e chi più ne ha, più ne metta); 2) il boicottaggio delle multinazionali, in particolare di quelle più colpevoli di disastri socio-ambientali; 3) la creazione di una rete di produttori e di consumatori consapevoli dal punto di vista etico, ecologico e sociale.

  • Autoprodursi pane, conserve, sapone, birra, ecc.,autocostruirsi abitazioni, mobili, pannelli solari, ecc., coltivarsi l’orto, dove possibile, sono pratiche utili, economiche ed anche rivoluzionarie. Parecchi prodotti presenti sul mercato potrebbero essere autoprodotti evitando così di arricchire le multinazionali, di incentivare il trasporto, su gomma e non, e quindi l’inquinamento, sviluppando fra l’altro la propria manualità, apprendendo nuove conoscenze e, a volte, creando socialità. Queste pratiche, assieme a quelle autogestionarie, cooperativistiche, di baratto, banche del tempo, di mutuo appoggio ed altre ancora sono tradizionalmente tipiche del mondo contadino e operaio che, nei Paesi che hanno subito pesanti crisi del capitalismo (come in Argentina), sono state riscoperte o, dove erano già presenti, sono state ulteriormente sviluppate.

 

  • Ci sono alcune multinazionali il cui comportamento è particolarmente infame e intollerabile. La Coca Cola in Colombia, ma non solo lì, si è macchiata e continua a macchiarsi di crimini odiosi: reclutamento di squadroni della morte; assassinio di numerosi sindacalisti; gravi e ripetute violazioni dei diritti umani; impoverimento e inquinamento delle falde acquifere (per fare un litro di Coca Cola servono 9 litri d’acqua!); discriminazione razziale nei confronti di lavoratori afroamericani; lavoro minorile (in India e Pakistan); impatto ambientale; vendita irresponsabile (la Coca Cola contiene cloruro di vinile, formaldeide, benzene, MTBE, cioè un additivo utilizzato nelle benzine verdi, aspartame, pesticidi e OGM; essa può provocare l’insorgenza di diabete, obesità, linfomi, leucemie e tumori vari). Secondo l’UNICEF e l’OMS, a causa della fornitura gratuita di latte in polvere agli ospedali, per incentivarne il suo consumo, da parte della Nestlè, muoiono ogni anno un milione e mezzo di bambini perché non vengono nutriti col latte materno. A causa della bieca politica delle multinazionali del petrolio (Esso, Shell,ecc.) vengono scatenate guerre, depredati interi Paesi, impoverite popolazioni, provocati disastri ambientali. La Mc Donald’s, colosso mondiale del fast food che fattura 30 miliardi di dollari l’anno, è colpevole di commercializzazione irresponsabile, somministrazione di cibo non salutare, sfruttamento dei lavoratori, danni ambientali, maltrattamento e sterminio dei bovini, gravi squilibri nel sistema alimentare mondiale (per produrre una tonnellata di carne e derivati servono 7 tonnellate di cereali; con una alimentazione basata sui vegetali e sull’utilizzo razionale della terra anche i Paesi del Terzo Mondo potrebbero diventare autosufficienti). Questi sono solo alcuni dei crimini più efferati compiuti dalle multinazionali. Da parte nostra, la più efficace forma di lotta, e spesso l’unica, è il boicottaggio ovvero l’interruzione dell’acquisto di un determinato prodotto da parte di una massa critica e cosciente. Molto spesso delle campagne di boicottaggio sono state coronate da successi ed hanno indotto alcune multinazionali a cambiare i propri comportamenti.

 

  • Evitare di consumare dei prodotti porta poi inevitabilmente all’esigenza di individuarne altri più sani e più consoni alle nostre esigenze di consumatori consapevoli. Il GAS ha scelto una serie di produttori sulla base di motivazioni etiche, ecologiche e sociali. I criteri per cui abbiamo scelto questi produttori sono: la riduzione della distanza alimentare, l’ecologicità-genuinità del prodotto e l’assenza totale di sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla terra. La riduzione della distanza alimentare, ovvero cercare di reperire il prodotto dal luogo meno distante possibile, comporta: la diminuzione dell’impatto ambientale (meno traffico, meno consumo energetico, meno inquinamento); un rapporto più diretto fra produttori e consumatori; un abbassamento del rischio di deterioramento del prodotto. L’unico produttore della nostra rete che proviene da fuori della Puglia è la cooperativa Iris di Cremona. Paradossalmente, in una regione ricca di grano e coltivazioni cerealicole come la nostra, non siamo riusciti a trovare una sola azienda che possedesse le garanzie da noi richieste. Preferiamo pensare che la colpa è nostra, che non l’abbiamo cercata bene, confidando in futuro di riuscirne a trovare almeno una. Per quanto riguarda la genuinità dei prodotti noi prediligiamo la fiducia nel produttore, dopo aver visitato l’azienda, osservato i processi produttivi e dialogato a lungo col produttore a prescindere dal fatto se egli abbia o meno la certificazione del biologico. Se un gruppo di persone si impegna per un cambiamento-miglioramento sociale deve iniziare ad attuare questo cambiamento partendo da se stessi eliminando ogni tipo di sfruttamento. Se si allargano gradualmente queste pratiche ad un numero sempre maggiore di persone un reale cambiamento sociale è possibile.